Se c’è veramente una caratteristica fondamentale della guerra moderna, è quella – che abbiamo imparato a partire dalla Seconda guerra mondiale – per cui i danni causati ai civili e alle città non sono più considerati danni collaterali, ma sempre danni deliberati. Gli eserciti possono essere sconfitti sui campi di battaglia, ma poi per eliminare una forza avversaria bisogna trovare il modo di impedire che le città – che sono il centro della legge, dell’amministrazione, della sopravvivenza della persone – vengano distrutte. Questa è una cosa fondamentale, che non spiega il perché oggi si combatta nelle città. É una forma di comprensione, ovvero che esistono delle dinamiche al di fuori degli eserciti e degli stessi Stati. Una cosa veramente importante, che è successa negli ultimi trent’anni, è che le guerre non hanno più fine: non è solo che la pace non ha più possibilità, ma che la guerra non ha più fine e, soprattutto, non ha più fini. Non esistono scopi positivi della guerra, esistono soltanto scopi negativi: negazione a qualcun altro di qualcosa che, con diritto o senza diritto, lui vuole ottenere. Quindi siamo in una specie di morsa, con due ganasce: da una parte il diritto e dall’altra parte la difesa di quella che è l’umanità, la civiltà e la salvaguardia delle persone.