Bando di secondo grado e crisi delle Corti d’appello. Il caso di Reggio Calabria

In Consiglio ci interessa

Bando di secondo grado e crisi delle Corti d’appello. Il caso di Reggio Calabria


Domenica [Mimma] Miele è consigliera del CSM, eletta con Magistratura democratica.


Con regolarità e accuratezza ci informa di quello che accade al Consiglio Superiore della Magistratura.


Dal suo recente resoconto il Gruppo comunicazione di Magistratura democratica intende trarre alcuni spunti per fornire i termini essenziali di quello che ci interessa, perché riguarda (che lo sappiamo o no, che lo vogliamo, o no) la quotidianità della giurisdizione.


Da “In consiglio dal 5 al 23 giugno 2023. Fatti e considerazioni” di Domenica Miele

"in terza commissione stiamo lavorando al bando di secondo grado (con la speranza che i posti che verranno messi a concorsi siano poi effettivamente ricoperti). Il secondo grado è diventato il collo di bottiglia del sistema, lì dove rischia di arenarsi tutto il lavoro fatto in primo grado, e la sconfitta del sistema diventa plastica ed evidente. Inoltre, la cronica sofferenza delle corti rende sempre meno appetibili le funzioni, rischiando di determinare un corto circuito irrisolvibile: se vi sono poche domande, i posti non si coprono; se i posti non si coprono, i carichi pro capite aumentano e i posti diventano sempre meno “appetibili”, e dunque le domande saranno sempre minori. Non solo. A volte, pur a fronte di una percentuale di scopertura di organico molto bassa, le corti continuano ad essere in sofferenza.  A mio parere è dunque necessario, da un lato, aprire un confronto con il Ministero al fine di stimolare una riflessione sulla revisione delle piante organiche degli uffici di secondo grado, anche alla luce delle intervenute riforme processuali (improcedibilità) che, a distanza di quasi due anni dall’entrata in vigore, stanno facendo emergere l’inadeguatezza numerica degli organici per far fronte alle tempistiche previste dalla riforma. Nel contempo, ritengo che sia indispensabile avviare in Consiglio una riflessione su come e dove il CSM, nell’ambito della normazione secondaria e nei limiti delle proprie competenze, può e deve intervenire per rendere maggiormente appetibili le funzioni di appello, nell’ottica della effettività della risposta giudiziaria"


Le questioni che ci interessano

La prospettiva del bando di concorso di secondo grado crea uno stato d’animo antinomico: da un lato c’è la speranza di qualche vocazione che implementi sguarnitissimi uffici, dall’altro, realisticamente, prevale la frustrazione di non potere raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’arretrato previsti dal PNNR e di non  essere in grado di  adeguarsi alla riforma Cartabia.


La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha  percentuale di scopertura di magistrati del 51,85%. 


Su un organico di 27 magistrati sono scoperti complessivamente 14 posti di consigliere giudicante (penale, civile, prevenzione), cui si aggiunge un ulteriore posto vacante di consigliere della Sezione lavoro.


Nel dettaglio, nel settore penale, 5 sono le scoperture presso la I^ Sezione Penale e 3 presso la II^ Sezione Penale; nella Sezione misure di prevenzione-ingiusta detenzione- assise è scoperto un posto di consigliere, ancora non pubblicato; sempre nel settore penale, vi è la scopertura dei  2 posti di presidente di Sezione Misure di Prevenzione Ingiusta detenzione, di recente pubblicato, e quello di Assise Appello; nel settore civile sono scoperti 5 posti di consigliere (attualmente la Sezione ha solo il Presidente e  3 consiglieri); nel settore lavoro è scoperto un solo posto di consigliere su 5 in organico (in effetti, questa è l’unica Sezione che ha raggiunto gli obiettivi previsti per l’anno decorso); nessuno dei 4 magistrati della pianta organica distrettuale destinati alla Corte d’Appello di Reggio Calabria risulta assegnato all’Ufficio; non è coperto il posto di Presidente di Corte d’Appello, ed attualmente, pur svolgendo le funzioni di Presidente della Seconda Sezione penale, esercito il ruolo di facente funzioni.


Il problema della carenza di magistrati non solo ha determinato l’accumulo di un arretrato imponente ma rischia di produrre conseguenze incalcolabili sui procedimenti più delicati e complessi, con imputati sottoposti a misure cautelari, in genere di competenza DDA, molti c.d. maxi, di cui allo stato in numero di 170 sono pendenti  presso le due Sezioni penali della Corte. 


Quanto ai processi di competenza ordinaria, circa settemila (tra le due sezioni) sono in attesa di fissazione e definizione prima che si maturi la prescrizione. Sono questi i procedimenti che a breve si contenderanno il posto con quelli relativi a reati commessi a far data dal 1° gennaio 2020 per i quali il decorso del tempo determinerà l’improcedibilità e che pertanto sarà necessario, a regime,  trattare in via esclusiva  per evitare di incorrere nella sanzione processuale.


È patologico che la I^ Sezione Penale della Corte di Reggio Calabria abbia attualmente una copertura di soli 3 posti di consigliere (su 8 previsti in tabella); tale condizione numerica non consente nemmeno di comporre i tre collegi settimanali.


Nella II^ Sezione i posti coperti sono 5 su 8.


Sempre nel settore Penale, oltre al I^ Presidente, mancano due Presidenti di Sezione, Assise appello e  Sezione Misure di prevenzione, Ingiusta detenzione. Il peso e l’autorevolezza del Presidente è dato non solo che incide sull’organizzazione degli affari, ma anche sul riparto degli affari. Le stesse sezioni lavorano da mesi con due unità, e si giovano anche per comporre i Collegi di un magistrato in applicazione proveniente dal Tribunale di Palmi, già trasferita a quello di Reggio Calabria. La Sezione Misure di prevenzione ha in carico 233 procedimenti di cui 82 patrimoniali (tra queste, una riguarda oltre 400 beni) e 151 personali. 


Le applicazioni (endo-distrettuali) sono divenute imprescindibili, nonostante presentino margini di criticità dovute al breve periodo di permanenza degli applicati - spesso  non conciliabile con la durata dei processi c.d. maxi -  e alla mancata conoscenza da parte di tali magistrati dei meccanismi del secondo grado di giudizio, solitamente trattandosi di colleghi scelti tra i più giovani che hanno conseguito la prima valutazione di professionalità.


Questa scelta, necessitata, pena gravissime conseguenze sul piano della definizione dei processi (soprattutto quelli con imputati cautelati), incontra una serie di difficoltà provenienti dai capi degli uffici di primo grado che oppongono resistenze ingiustificate, purtroppo, in alcuni casi, sostenute dai Consigli Giudiziari, dimostrando la mancanza di una  consapevolezza diffusa del fatto che il sistema giudiziario, già messo a dura prova dalle continue riduzioni di personale e  da riforme schizofreniche, può reggersi solo se si afferma l’idea di una visione complessiva del procedimento penale, a partire dal momento in cui esso viene avviato dal pubblico ministero e fino al momento in cui viene definito in cassazione.


I Dirigenti in tal modo dimostrano di essere legati ad una visione limitata ai propri risultati rifiutando di affrontare problemi che seguono la definizione del processo di primo grado, senza comprendere di svilire in tal modo la prospettiva unitaria della giurisdizione.


Quanto alla mancata vocazione verso il secondo grado e alla imponente scopertura degli organici (che si riscontra a qualunque latitudine) le ragioni sono ben note e principalmente costituite dall’enorme mole di lavoro delle Corti, distribuito tra un numero esiguo di magistrati.


Sicchè i concorsi ordinari vanno deserti; i bandi straordinari non risultano appetibili, nonostante i relativi benefici, e si registra un esodo costante verso altre sedi, evidentemente ritenute più fruibili.


Si sceglie, costretti, la prima sede al Sud che si lascia appena maturata la legittimazione, senza che il tramutamento sia subordinato dalla copertura del medesimo posto.

È evidente che tale situazione impone di trovare soluzioni in grado di restituire funzionalità ed efficienza al grado d’appello, in primo luogo pretendendo una risposta ordinamentale che sia coerente con l’esigenza di sollecita distribuzione sul territorio dei magistrati assegnati alle Corti d’appello, in modo confacente alla quantità dei processi in attesa d’essere trattati, indi, prevedendo interventi immediati, coperture straordinarie,  incentivi significativi per sollecitare scelte altrimenti non praticate e termini di permanenza consistenti. Utile sarebbe anche la possibilità di derogare alla legittimazione, in caso di bandi andati deserti, prendendo in considerazione  le domande eventualmente avanzate da magistrati che maturino il periodo utile per il conseguimento della seconda valutazione di professionalità a meno di un anno dalla pubblicazione della procedura per il tramutamento (quand’anche provenienti da una sede a copertura necessaria mantenendo il beneficio qualora non fruito).


Occorre insistere per modificare la normativa primaria e secondaria (anche interpretandola in modo elastico in relazione alle criticità)  per dare stabilità agli uffici di secondo grado, per consentire una programmazione ragionevole ed adeguata ai tempi della riforma, per portare avanti, senza richiedere uno sforzo indicibile ai magistrati,  la marea montante di procedimenti, molti di competenza DDA, quasi tutti maxi e con imputati detenuti.


Questo è fondamentale per un Ufficio come la Corte d’Appello di Reggio Calabria, che come è nota affronta un fenomeno, quello ‘ndranghetistico, che non ha pari con altri fatti criminali.

Olga Tarzia
Presidente FF Corte di Appello di Reggio Calabria

03/07/2023

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