L’azione violenta e paramilitare delle squadre fasciste, le chiamate all’armi fatte di simboli e gesti camerateschi sono state un tutt’uno con le spedizioni punitive, le bastonate e le teste rotte e hanno preceduto l’elaborazione ideologica e culturale del movimento e del partito e le teorie su una nuova idea di Stato. In questo senso il divieto contenuto nella XII disposizione transitoria non chiede di perseguire un reato di opinione, ma di impedire che nel rinnovare questi gesti e quelle chiamate all’armi, si rinnovi l’evocazione della forza e della sopraffazione come metodo di affermazione fisica e di spossessamento democratico. Credo che sia importante in questo momento non cedere all’idea che tollerare le sue manifestazioni sia una vittoria dello stato democratico poiché quelle manifestazioni sono urla di violenza in essere.