Intervento di Chiara Gallo

Intervengo nel dibattito congressuale avendo sottoscritto il documento “una proposta per md” che vuole essere un contributo alla riflessione sul futuro del gruppo e della magistratura progressista.

Dispiace leggere sui giornali, proprio nel giorno dell’apertura del congresso, articoli che attribuiscono a chi si è riconosciuto in tale documento l’intento di celare, dietro lo schermo di questioni organizzative e procedurali la volontà di sciogliere il gruppo.

Diciamo che non mi è sembrato un buon inizio per un franco dibattito tra persone legate da affetto reciproco e comune senso di appartenenza, sentimenti tanto evocati in questi giorni negli interventi sulle mailing list e ricordati dal segretario generale nella parte finale della sua relazione.

Ma superato il dispiacere personale, e restando fermamente convinta di non essere un subdolo sabotatore del gruppo ma soltanto un militante che esprime un dissenso rispetto alla linea della dirigenza, vorrei parlare del merito delle questioni poste nella relazione da Mariarosaria Guglielmi e dei motivi per i quali non trovo convincente la proposta per il futuro di Md in essa contenuta.

Non convincente in quanto non scioglie, a mio avviso, la questione che Md si trova ad affrontare da quando, dopo il Congresso di Bologna, ha deciso di cambiare direzione rispetto al passato nei rapporti con AreaDG.

Stupisce che tale questione venga sottovalutata, quasi ci dimenticassimo che Md da tempo non è più un soggetto autonomo negli organi associativi e di autogoverno centrale locale, luoghi in cui si elaborano le linee politiche sui temi della giustizia e si definiscono i modelli operativi di esercizio della giurisdizione meglio rispondenti a tali linee. Attività queste che costituiscono la principale ragione dell’esistenza dei gruppi associativi di magistrati e che li distinguono da associazioni culturali o di meri giuristi.

Dunque il futuro di Md è legato indissolubilmente al futuro di AreaDG.

Di fatto dopo il congresso di Bologna Md ha ripreso a svolgere in autonomia attività politica, riattivando propri gruppi di lavoro (gruppi che con una certa fatica erano stati creati all’interno di AreaDG), rimarcando all’esterno la propria autonomia rispetto ad AreaDG ritenendo non necessario, e anzi dannoso per il gruppo, coordinarsi con AreaDG sulle modalità e tempi di interventi nel dibattito pubblico.

Si tratta di comportamenti concludenti, chiaramente indicativi di un arretramento rispetto all’adesione al progetto di Area a fronte dei quali si continua però a ripetere che Md sostiene lealmente Area come gruppo ed offre alla stessa preziosi ed indispensabili contributi.

Però, se continuiamo a ripetere come un mantra che Md partecipa ad Area “come gruppo” - forse per giustificare il fatto che molti suoi iscritti non siano anche iscritti ad AreaDG -logica conseguenza vorrebbe che le delibere assembleari di area vincolassero Md anche quando Md è minoranza. Cosa che mi sembra non essere finora il pensiero dei più.

Ancora, se rimarchiamo di continuo ed anche nella relazione congressuale, la generosità di Md nei contributi dati ad AreaDG ed i vantaggi, per AreaDG, dell'attivismo di Md, ma questa generosità e questi vantaggi non sono sentiti e compresi da Area che ne è il destinatario e che, al contrario, percepisce la, chiamiamola così, “esuberanza” di Md come concorrenziale e non utile alla sua azione politica, è evidente che la questione dei rapporti md-area non può dirsi risolta affatto e, con buona pace di chi si annoia, impone di essere discussa tra noi e con AreaDG.

Se si ritiene, come sembra ad oggi ritenere la maggioranza, che lo spazio autonomo di elaborazione e visibilità all’esterno di Md rispetto a quello di Area, debba esistere indipendentemente da una verifica in concreto caso per caso della possibilità di una elaborazione e una comunicazione comune dei contenuti, è allora evidente che la scelta di Md non è quella di stare dentro Area ma solo di cercare con questo gruppo possibili convergenze e alleanze. È una possibile opzione politica, ma va esplicitata perché è impensabile ritenere che un gruppo elabori da solo riversando la sua saggezza in un altro gruppo che deve solo ringraziare: questa lasciatemelo dire, è autoreferenzialità.

E allora se si ritiene che nell’attuale contesto politico-culturale Md debba combattere da sola, nell’illusione peraltro che abbia una sola voce, e che Area in ragione del pluralismo che la caratterizza costituisca una zavorra alla sua azione politica è bene che lo si dica con chiarezza.

Io con altrettanta chiarezza penso che questa sia una scelta non solo sbagliata perché miope e non in linea con la nostra tradizione, ma distruttiva. Mi ha colpito per la lucidità di analisi la descrizione dello stato dell’attuale magistratura contenuta nella relazione del segretario generale «La magistratura che smarrisce la consapevolezza della sua identità di soggetto collettivo e del valore del comune impegno per i diritti e le garanzie incontra i sentimenti dell’antipolitica, le rivendicazioni “antisistema” e se ne fa interprete. Nella ricerca di una consonanza con il contesto esterno, una magistratura “inconsapevole” rischia di assecondare e legittimare la semplificazione dei contenuti e del linguaggio del dibattito politico, che banalizza e perciò rende possibile il sovvertimento dei valori più complessi della giurisdizione come le garanzie. Una magistratura “inconsapevole” non è in grado di contrastare la deriva giustizialista in atto nel Paese e ne diventa protagonista, perde il necessario ancoraggio della sua legittimazione rappresentato dal suo ruolo di terzietà e di garanzia».

Di fronte a questo triste e assai preoccupante dato di realtà Md non può non comprendere quali siano le priorità del momento, quanto ogni elaborazione, interlocuzione e partecipazione al dibattito politico in senso lato, sia sterile se non preceduta e accompagnata da un impegno serrato all’interno della magistratura portato avanti con i mezzi più efficaci a nostra disposizione. E il mezzo più efficace è AreaDG che, per scelta di Md, rappresenta Md nei luoghi in cui si combatte per una magistratura consapevole, indipendente e forte perché professionalmente attrezzata e democraticamente organizzata.

Chi lavora quotidianamente negli uffici, chi si occupa di associazionismo e autogoverno a livello locale sa quanto sia forte oggi il rischio della perdita del senso vero della nostra funzione, della deriva burocratica e corporativa che il nemico peggiore della tutela dei diritti e delle garanzie dei più deboli.

E allora lungimiranza e capacità di analisi politica vogliono Md impegnata dentro Area e con Area per la difesa dei diritti e dei valori della giurisdizione per ritrovare fuori e dentro la magistratura un progetto comune: e allora l’elaborazione diviene necessariamente comune e nasce dal confronto con posizioni, provenienze e sensibilità diverse. È evidente che così il lavoro è più duro, a volte meno gratificante, che la sintesi è più difficile e può non essere oggi del tutto soddisfacente, ma è un investimento per il futuro oltre che un arricchimento del nostro patrimonio che mettiamo a disposizione di tutti ma che siamo pronti rivedere e a rielaborare nel confronto con chi non viene dalla nostra tradizione ma che a volte, per capacità esperienza e anche età anagrafica, è anche in grado di esprimere posizioni molto più avanzate delle nostre.

Questo e solo questo è il senso della “proposta per Md”: è dire al gruppo affrontiamo il problema con chiarezza e facciamo una scelta

La nostra è una scelta diversa da quella offerta dalla dirigenza, ma che nulla ha a che vedere con lo scioglimento di Md: al contrario è una scelta di maturità e generosità che ha bisogno di un gruppo coeso e disposto a lavorare.

Infine, compagni di viaggio, ho sempre pensato che essere di sinistra sia complicato perché la capacità di analisi e comprensione della realtà necessaria per la giusta declinazione dei valori presuppone un duro e costante lavoro di messa in discussione delle proprie certezze.

È naturale in un momento così difficile e di grave smarrimento avere l’esigenza e il desiderio di stare in un gruppo cui ci si riconosce a vicenda e si parla lo stesso linguaggio e di interloquire all’esterno con persone che condividono la nostra sensibilità e le nostre battaglie per cercare un fronte comune. Il bisogno di Md di cui parliamo è anche questo, è il bisogno che noi abbiamo di Md, ed è umano e comprensibile.

Ma vi chiedo se l’augurio di essere - come giudici - migliori di noi stessi che ci fa Mariarosaria al termine della relazione non significhi che in questo momento è giusto mettere da parte le nostre rassicuranti certezze e mettere alla prova la nostra identità e i nostri valori. Insomma, per chiudere con una citazione, come nella migliore tradizione di Md, dovremmo provare ad essere non solo «belli come il passato», ma anche «seri come il futuro».