Intervento di Simone Perelli

Desidero iniziare questo breve intervento ringraziando la segretaria generale, il presidente e tutti i componenti dell’Esecutivo per avere saputo riportare l’attenzione e lo sguardo di Md sulla società, sui bisogni e sui problemi del presente.

Quanti sono i problemi e le difficoltà di questo particolare momento storico!

Non pensavamo di vivere una fase in cui ogni giorno vengono violati o messi in discussione i diritti fondamentali del secolo scorso. Pensavamo di avere messo in cassaforte alcune conquiste e invece abbiamo scoperto che anche alcuni diritti e libertà fondamentali sono messi in discussione e ci impongono di tenere alta la guardia e di avere la consapevolezza che la qualità della democrazia esige un impegno costante, tutti i giorni.

Tenere alta la guardia attraverso l’impegno e la partecipazione, interloquendo con quei settori della società civile, del mondo delle professioni (a cominciare dall’avvocatura), del mondo del lavoro, dell’accademia, della scuola, che vivono – anche più intensamente di noi - le nostre preoccupazioni e frustrazioni.

Nei due anni passati, in occasione dei vari momenti di crisi, Md ha saputo dialogare con questi interlocutori e dovrà continuare a farlo anche per i prossimi due!

La nostra Costituzione, lo sappiamo, mette al centro la persona, i suoi bisogni e suoi diritti, ma è nostro imperativo categorico inverarla in ogni nostra decisione.

Invece, qualche volta capita di imbattersi in provvedimenti giudiziari che solo formalmente rispettano la Costituzione, mentre nella sostanza ne disattendono lo spirito e la funzione.

In un momento in cui è insidiato anche il principio di uguaglianza la magistratura ha il dovere di recuperare la funzione promozionale del diritto e della giurisdizione dando vita all’art. 3 (funzione promozionale icasticamente rappresentata nella vignetta di Vauro che - giustamente - è diventata il manifesto di questo congresso).

Perciò fa male constatare che certi provvedimenti giurisdizionali prescindono dai dati della realtà per assecondare aspettative politiche o teoremi o convinzioni personali.

Dunque è importante che Md abbia riportato al centro dell’attenzione i contenuti dell’attività giurisdizionale, recuperando quella critica dei provvedimenti giudiziari che è sempre stata nel DNA di magistratura democratica.

Certo, la critica dei provvedimenti giudiziari richiede impegno, dedizione, menti libere e intellettualmente oneste.

Magistratura democratica è stata forte quando ha avuto intelligenze capaci di una elaborazione culturale alta, priva di timori reverenziali e di soggezioni.

Anche oggi fortunatamente vi sono aderenti, anche tra i più giovani, in grado di riportare il collettivo sui livelli che aveva conosciuto negli anni migliori.

Credo che Md debba avere la preoccupazione di continuare ad essere Md, senza occuparsi d’altro.

La “crisi di vocazioni” tra i giovani, ammesso che sia tale (e, sul punto, nutro qualche riserva perché Md è reduce da un lungo periodo di snaturamento o disimpegno che ha preceduto il congresso di Bologna), può essere affrontata solamente attraverso una elaborazione culturale all’altezza.

Una elaborazione in grado di rispondere al meglio (ma con umiltà e senza supponenza) al bisogno di giustizia sempre più crescente è il miglior modo per “intercettare” i giovani colleghi animati dal desiderio di far vivere lo spirito della nostra Costituzione.

Se Md sarà in grado di fare questo – e io credo che le intelligenze di Md saranno in grado- allora potrà tornare ad essere quel “lievito che fermenta la massa”.

Potrà tornare ad essere un gruppo di magistrati che, ancorché minoritario, non potrà essere ignorato.

Un gruppo di magistrati che, mettendo al centro della sua azione la Costituzione, non è, e non potrà essere, collaterale di nessuno.

Finché sarà in vita questa nostra meravigliosa Costituzione democratica e antifascista (che Md può orgogliosamente rivendicare di avere difeso anche in occasione delle riforme del 2006 e del 2016 che ne avrebbero deturpato la fisionomia) abbiamo il dovere di essere indipendenti e autonomi da partiti, potentati o gruppi di potere.

La Costituzione è anche il migliore antidoto ai populismi.

La notte che ci attende sarà lunga e dolorosa. Già ne abbiamo avuto qualche anticipazione.

Si registrano persino alcuni segnali in grado di insidiare il modello di giustizia moderno che risale a Beccaria e a Carrara. Quel modello che, facendo ricorso a una metafora mitologica, è rappresentato dalle Eumenidi. Ebbene, oggi dobbiamo stare attenti a difendere questo modello dal pericolo del ritorno delle Erinni, ossia dal pericolo di una giustizia rancorosa e assetata di vendetta che si allontana a grandi passi dalle conquiste del passato trasfuse nella nostra Costituzione.

In conclusione, Md in questi ultimi due anni ha ritrovato il suo sentiero stretto e ha ripreso il giusto passo, sulla scia di quei padri fondatori che sono un patrimonio insostituibile per il gruppo e un modello per tutti i magistrati di Md, per l’intera magistratura e la nostra società.

Nei prossimi due anni dovrà continuare a tenere questo passo mantenendo alta l’attenzione sia a ciò che succede fuori dai nostri palazzi sia - e soprattutto - a ciò che reclamano gli utenti del nostro servizio.

In definitiva, Md dovrà preoccuparsi di “dare a ciascuno il suo” secondo il modello di giustizia della Costituzione, opponendo la resistenza della ragione al ritorno della giustizia delle Erinni invocata dalle piazze.