Mozione presentata da Lucia Vignale ed altri

 

Mozione presentata da Lucia Vignale ed altri, non approvata.

 

Uscire dalla crisi: autonomia, inclusione, unità.

La magistratura italiana soffre la sua più grave crisi dall’avvento della Repubblica.

Una crisi etica che ha evidenziato arrivismi, consociativismi, clientelismi, da cui, sia pure a diversi livelli, nessuno può chiamarsi fuori, che impone una riflessione autocritica non formale, una capacità di rigenerazione, un nuovo approccio istituzionale e culturale.

Una crisi di credibilità che mortifica migliaia di magistrati che con fatica (ma anche con risultati) cercano di fare quotidianamente il loro lavoro, ma trova fondamento negli scandali che hanno colpito la magistratura e nelle inefficienze del nostro sistema.

Le risposte che vengono da più parti, in particolare con i referendum, non risolvono i problemi, anzi li aggravano. Rischiamo di avere una giurisprudenza difensiva, tesa ad evitare responsabilità più che a dare giustizia; di arrivare ad un pubblico ministero fuori dalla giurisdizione, potente ed incontrollabile, lontano da un giudice sempre più debole; autonomo e indipendente sì, ma per decidere solo su ciò che un PM non più autonomo e indipendente avrà portato alla sua attenzione.

 

La drammatica crisi in atto è diventata l’occasione per la resa dei conti con una magistratura che, al di là delle sue colpe, è scomoda e che si vuole ricondurre sotto il trono. Si continua a parlare genericamente di riforma della giustizia, dimenticando che una “grande riforma” della giustizia è già stata realizzata negli anni 2005 - 2006 e ha avuto, come frutti avvelenati, la deriva del CSM, il carrierismo, la paura del disciplinare.

Una seria riforma della giustizia è indispensabile, ma per realizzare il modello costituzionale, non per distruggerlo. Un modello che si basa sull’eguaglianza sostanziale, sulla affermazione dei diritti, sul diritto di difesa, sull’efficacia della risposta giudiziaria, sull’imparzialità di questa risposta, sull’adempimento delle funzioni con disciplina ed onore, sull’indipendenza, sull’eguaglianza di tutte le funzioni, sulla ragionevole durata del processo, sul CSM come presidio di indipendenza.

Oggi - a fronte della crisi e delle proposte governative di riforma del processo civile, del processo penale, dell’ordinamento, degli impegni presi dall’Italia con il PNRR - la magistratura deve tornare ad essere coprotagonista con la sua esperienza sul campo, i suoi valori costituzionali, i suoi saperi.

È una grande occasione di rilancio e di cambiamento radicale, anche interno, che va colta, in particolare da quella parte della magistratura che crede nei diritti e nella loro realizzazione, nella giustizia come servizio ai cittadini, nella giurisdizione come funzione alta e non impiegatizia.

Sappiamo bene che parte della magistratura sceglierà l’approccio più facile, la chiusura in se stessa, nell’illusione che in questo modo si possano preservare status e piccoli privilegi, ma è un approccio che già si è dimostrato perdente.

Abbiamo enormi sfide davanti che condizioneranno la giurisdizione e la qualità della nostra democrazia per i prossimi anni: le riforme e il loro segno, il PNRR e la capacità di cambiare in positivo il lavoro dei magistrati o ridursi a mero produttivismo, l’irrompere dell’intelligenza artificiale nella giustizia con enormi potenzialità ed enormi rischi.

Con due ulteriori obiettivi :

riuscire ad evitare una progressiva impiegatizzazione della funzione giurisdizionale;

mettere la giurisprudenza a servizio del contrasto alle crescenti diseguaglianze.

Sono sfide che oggi mettono ciascuno di fronte alle proprie responsabilità e che impongono risposte non burocratiche.

Sfide che il gruppo attuale in CSM ha cercato di raccogliere e di rilanciare, in un contesto difficilissimo ripudiando sin dall’inizio della consiliatura le logiche del correntismo e quelle degli accordi che lo favoriscono. Gli obiettivi che sono stati e saranno perseguiti sono quelli di una magistratura uguale e orizzontale, dove la carriera non esiste e dove va valorizzato l’esercizio delle funzioni giudiziarie e dove la dirigenza è servizio e non potere.

La magistratura progressista in tutte le sue componenti ha sinora dato risposte insoddisfacenti e inadeguate alla crisi che si è manifestata e alle sfide che si pongono. Questo senza sottovalutare la capacità che nonostante tutto, grazie all’impegno di molti, ha avuto di tenere il campo, di reggere l’associazionismo e l’Anm, di difendere il governo autonomo, di continuare elaborazione e stimoli culturali anche con le riviste e, in particolare, con Questione Giustizia.

Il modello che si è sperimentato con Area come gruppo plurale, contenitore e nel contempo complementare a Md, è entrato in crisi e Md sceglie di riprendere la propria autonomia. Nel farlo non si pone in conflitto con AreaDG che infatti non vede più se stessa come gruppo di gruppi.

Ma l’autonomia ritrovata di Md non può essere fonte di conflitti, deve essere lievito e ricchezza, non può portare ad una competizione interna, non può rendere rivali persone che possono lavorare insieme.

Per evitare che questo avvenga la nuova Magistratura democratica deve continuare a promuovere la partecipazione dei propri iscritti ad AreaDG e deve fare della doppia iscrizione un obiettivo politico. Deve farlo, nel rispetto delle scelte individuali dei propri iscritti, perché non può rinunciare ad avere come obiettivo politico l’unità della magistratura costituzionale. Una magistratura orizzontale, un potere diffuso. Quel potere “contro-maggioritario” di cui ci ha parlato Luigi Ferrajoli, deputato “alla garanzia della dimensione sostanziale e costituzionale della democrazia” e quindi dei diritti fondamentali, che sono diritti di tutti.

Solo così, con un impegno inclusivo, aprendo laboratori, contribuendo con una partecipazione convinta, corale e appassionata alle attività dei gruppi di lavoro, facendo tutti insieme un salto di qualità, potremo davvero riaffermare i valori di Magistratura democratica. Per una nuova Magistratura democratica che non sia solo autonoma e vitale, ma protagonista di una nuova AreaDG.

 

Lucia Vignale, Luca Villa, Luca Semeraro, Luca Minniti, Gabriele Mancini, Claudio Martini, Nico Gozzo, Loredana Giglio, Roberto Braccialini, Tiziana Orrù, Elisabetta Canevini, Claudio Castelli