Sezione di Milano di Md - Documento di sintesi in vista del Congresso

Documento di sintesi elaborato all'esito dell’Assemblea della Sezione di Milano di Magistratura democratica, riunitasi nei giorni 15 e 22 giugno 2021, in vista del XXIII Congresso Nazionale.

 

Sintesi dell’assemblea della Sezione milanese di M. D., riunita il 15 e il 22 giugno 2021, in vista del XXIII Congresso Nazionale, che si terrà a Firenze dal 9 all’11 luglio

Alcuni di noi, nelle assemblee milanesi, hanno ricordato che il 2 agosto 2020 la sezione inviò un appello alle dirigenze di MD e di AREADG, oltre che a tutti i magistrati che si riconoscono nella magistratura progressista, esprimendo la forte preoccupazione per come dentro AreaDG si fossero manifestate posizioni che apparivano collidere con l’essenza pluralista del gruppo ispirandosi a modelli organizzativi che portavano con sé il rischio del verticismo burocratico e comunque dell’impoverimento culturale, con la perdita di capacità di rappresentanza della magistratura progressista in tutte le sue molteplici declinazioni.

L’obiettivo era di richiamare tutte e tutti alla necessità che AreaDg rimanesse un gruppo plurale ed inclusivo capace di raccogliere al suo interno tutta la magistratura progressista formata da magistrati con percorsi culturali, visioni delle grandi questioni e sensibilità anche significativamente diversi.

Una connotazione genetica da percepire come un fattore di ricchezza, dato che il rischio, se la dialettica politico culturale dentro il gruppo non si esplica in tutte le sue potenzialità, è quello di un progressivo affievolimento della progettualità, che rappresenta la ragione d’essere della magistratura progressista, dentro un orizzonte schiacciato sul binomio raccolta del consenso-esercizio di quote del potere

Chiedevamo, già in quella sede, che venissero chiarite e risolte alcune questioni essenziali (ad esempio le modalità di gestione del dissenso interno nell’ambito associativo) sul modello organizzativo prescelto, per le sue profonde implicazioni sul piano dell’effettiva funzione dell’associazionismo e della concezione stessa della politica associativa, tornando sulla strada del dialogo che consentisse a tutta la magistratura progressista, nella ricchezza delle sue componenti, senza forzature semplificatorie e ostracismi, di riconoscersi in AREADG. 

L’anno che è trascorso dalla diffusione di quell’appello non ha, purtroppo, risolto le questioni politiche che avevamo posto e che rimangono ancora tutte sul tappeto.

Oggi, che ci avviciniamo al congresso di Magistratura Democratica e, a settembre, all’assemblea di AREADG, tutti i partecipanti alle assemblee milanesi concordano sul fatto che quelle questioni richiedono una soluzione politica

Tutti ritengono sia necessario non guardare al passato per distribuire torti o ragioni: sarebbe defatigante e non porterebbe nulla di positivo.

Vogliamo guardare avanti e provare a tracciare alcune strade possibili, partendo da indiscutibili ed oggettivi dati di fatto.

La struttura di AreaDg, per come è stata sperimentata in questi ultimi anni, non ha dato i frutti sperati.

È tempo, quindi, di ripensare a nuove forme organizzative che consentano di mantenere l’unità politica della magistratura progressista, valore da preservare soprattutto in questo momento, in cui, all’interno, è sempre più forte l’involuzione corporativa e, all’esterno, si amplia la platea di chi vuole controllare l’indipendenza della giurisdizione ed aumenta il populismo giudiziario.

Ci limitiamo ad esprimere qui di seguito il pensiero unanime della sezione in modo schematico, rinviando agli interventi dei singoli all’interno del dibattito congressuale, che meglio esprimeranno le diverse sensibilità presenti nella sezione, che, da sempre, si confrontano nel pieno rispetto e nella reciproca legittimazione. 

1. Riteniamo indispensabile garantire l’esistenza di Magistratura Democratica come gruppo che opera in piena autonomia e la cui funzione concreta si declina: nel ruolo di democratizzazione della magistratura, nel contrasto ad ogni forma di gerarchizzazione e di carriera, nel favorire lo sviluppo di tutta la magistratura e non solo di quella progressista, nel confronto pieno con l’avvocatura, l’accademia e la società civile. 

MD deve rimanere luogo di elaborazione e di iniziativa culturale e politica interna ed esterna alla magistratura.

Quello che davvero non può essere smarrito di Magistratura Democratica è l’attenzione ai contenuti della giustizia, il suo continuo misurarsi con il punto di vista dei destinatari dell’intervento giudiziario, anche per il tramite della società civile, avendo cura di coltivare un’attenzione sempre più focalizzata su quelle situazioni di vulnerabilità in cui l’attivazione dei diritti (ius migrandi e diritto di asilo, diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro, protezione dalle storture dell’economia digitale, contrasto alla violenza e alla discriminazione sessuale e di genere, impegno per la salvaguardia dell’ambiente) richiede, prima di tutto, la condivisione di una cultura giuridica, che possa parlare apertamente della possibilità di “decostruire un soggetto di dominio e di principio”, per affermare diritti concreti, che siano incarnati nelle vite e di supporto alle sofferenze.

Il patrimonio acquisito negli anni, anche grazie al lavoro culturale svolto da Questione Giustizia, deve essere salvaguardato e non può essere disperso. 

Occorre proseguire sulla strada imboccata tanti anni fa e far crescere ulteriormente quella sensibilità giuridica peculiare che continua ad essere preziosa.

A tal fine è indispensabile garantire l’autonomia politica del gruppo.

2. La magistratura progressista non si esaurisce in MD ma opera in un raggio più ampio, di cui la stessa Magistratura Democratica fa parte. 

Il pluralismo di più voci rimane un valore importante del campo progressista, che deve essere salvaguardato, pensando a forme di organizzazione dei diversi gruppi che, senza entrare in collisione o concorrenza tra di loro, consentano un dialogo proficuo. 

L’esistenza di un campo politico più ampio che coinvolge tutta la magistratura progressista, all’interno di un percorso comune, è un’esperienza da proseguire e difendere. 

3. Prendiamo atto che la presenza di Magistratura Democratica dentro AreaDG come soggetto organizzato non è più un modello organizzativo realisticamente percorribile, per le modalità non positive che lo hanno caratterizzato in concreto, anche in ragione della scelta di AreaDG di abbandonare l’organizzazione liquida presente al suo nascere e convergere, oggi, in una strutturazione più stringente.

4. Per il valore positivo che attribuiamo alla esistenza di una cornice più ampia in cui la magistratura progressista può e deve operare, occorre garantire alle magistrate ed ai magistrati la doppia militanza (doppia tessera), che l’esperienza milanese ha sperimentato essere una scelta percorribile e strategica, nell’ambito di una proficua e leale collaborazione. 

A Milano, Magistratura Democratica ha impegnato molte delle sue energie in AreaDg, dando un contributo fondamentale nell’elaborazione dei progetti e degli obiettivi perseguiti. Questa compenetrazione, questa chiave di volta, ha consentito risultati importanti per la crescita della magistratura progressista e l’affermazione dei suoi valori, come da ultimo dimostrano i risultati delle elezioni per il rinnovo del Consiglio giudiziario e della Giunta distrettuale dell’ANM.

Crediamo, pur nel rispetto delle specificità delle altre realtà giudiziarie, che l’esperienza milanese possa essere proiettabile su base nazionale, all’interno di una prospettiva politica ampia e di più lungo periodo, depurando l’analisi da personalismi e necessità contingenti.

5. In questa ottica, una strada da sperimentare sarà quella di lavorare, come magistratura progressista nel suo complesso, per programmi e obiettivi specifici, oltre a quelli, più generali, della difesa intransigente dell’indipendenza della magistratura e dell’indipendenza interna ed esterna del singolo magistrato, del rifiuto al ritorno ad una strutturazione gerarchica della magistratura, del rifiuto di una logica carrieristica e del rifiuto della separazione delle carriere. 

6. La piena attuazione dei valori e dei diritti costituzionali dentro la giurisdizione, unitamente al rispetto del più ampio pluralismo, devono essere le stelle polari anche nei momenti di confronto elettorale in ambito associativo e nell’autogoverno: sarà quella la sede in cui operare guardando all’unità della magistratura progressista, favorendo una elaborazione programmatica comune ed una scelta ampia dei candidati che devono attuarla, tenuto conto che la riforma del sistema elettorale  del CSM potrebbe mutare gli scenari di riferimento e sprigionare nuove prospettive politiche.

La Segreteria della Sezione di Milano di Magistratura Democratica