25 aprile

L'Anpi scrive per noi

Il valore della memoria
La presenza dell' ANPI sul nostro sito nella ricorrenza del 25 Aprile esprime la comunione di valori e segna una rilancio della collaborazione che da anni ci lega nelle iniziative pubbliche e nei luoghi ove si formano le nuove generazioni. Ringrazio doppiamente l'avv.Ricci per il suo intervento.

Luigi Marini


Il valore “costituzionale” della memoria

Nel nostro Paese si verificano spesso episodi che portano a interrogarci su quale sia il significato del ricordare il periodo storico della Resistenza. I valori che sono stati affermati nella lotta di liberazione e gli effetti che ne sono scaturiti hanno ancora oggi un peso importante. La Costituzione, prodotto della Resistenza e della lotta di Liberazione, è il sunto finale e fondamentale dell’impegno che molti antifascisti hanno profuso nell’ affermazione dei diritti di libertà, autodeterminazione e, più in generale, di democrazia.

Quando si verificano affievolimenti nella tutela dei valori costituzionali emergono comportamenti di illegalità e disprezzo delle regole (corruzione, violenza fisica e verbale ecc.). Soltanto il rispetto delle regole generali comporta un serio e articolato vivere civile. Di quanto detto ne abbiamo prova quotidiana negli episodi che, da ormai molto tempo, affliggono la realtà del nostro Paese dove, purtroppo, abbiamo assistito a un fortissimo degrado intellettuale e culturale del senso dello Stato e del rispetto del contesto democratico.

Il permanere per molto tempo di un Governo insensibile, e spesso ostile, alle regole democratiche ha consentito il proliferare di sentimenti antidemocratici che si sono estrinsecati, da un lato nel prosperare di violenze fisiche e verbali nei confronti dei diversi, delle donne, delle persone che in generale fanno riferimento a un sentimento di appartenenza al contesto democratico, dall’altro nell’aggressione alle Istituzioni previste dalla Costituzione alle quali, a vari livelli, è demandata la tutela e l’osservanza del vivere civile.

Spesso ci si interroga anche da cosa muova questa spinta revisionistica e antidemocratica, critica nei confronti della Resistenza e contro coloro che hanno difeso l’idea di democrazia e contribuito a creare uno Stato costituzionale che ancora oggi mostra la sua forza ed efficacia nella tutela dei diritti di tutti. Ci troviamo certamente di fronte a un drammatico calo culturale e ideale: molto spesso coloro i quali contestano la memoria e i valori della Resistenza dimostrano un grande vuoto culturale e di conoscenza della storia e degli accadimenti del nostro Paese, soprattutto nel periodo del fascismo, dell’occupazione nazista e della Liberazione.

Questo vuoto culturale è tanto più grave quando vede opposti giovani a personaggi che hanno fatto la Storia del nostro Paese (dei quali ormai rimane una sparuta rappresentanza di anziani) soltanto con una presa di posizione ideologica priva di qualsiasi giustificazione reale e senso della Storia. Ultimo episodio, riportato da tutti i giornali, quello accaduto presso il liceo Avogadro di Roma dove un vecchio partigiano Mario Bottazzi (Presidente di una sezione dell’A.N.P.I.) è stato contestato e vilipeso.

Non vi è dubbio che si possano rivedere in forma critica episodi accaduti durante e dopo la Liberazione, che come ogni guerra di popolo ha avuto eccessi e incomprensioni.Importante è che non si perda il rapporto con il vivere democratico, il rispetto di chi ha vissuto un periodo tanto drammatico e che è portatore di un’esperienza di vita e di sofferenza così importante e determinante per l’Italia .

Questi episodi che, come detto, da un lato fanno ragionare sulla gravità dei comportamenti, dall’altro impegnano chi sente veramente il peso della responsabilità democratica a intervenire in tutte le sedi per valorizzare e stimolare una lettura seria, serena e complessiva del periodo storico della lotta al nazifascismo, richiedono l’ impegno di tutti i cittadini democratici. Penso che questi comportamenti non vadano drammatizzati, ma devono costituire un ulteriore bagaglio di esperienza e di sensibilità per consentire una presa di coscienza culturale e storica in particolare a quelle giovani generazioni alle quali nulla è stato detto, nulla è stato insegnato, nulla è stato raccontato.

A queste intemperanze non si risponde con la Polizia, ma con il confronto democratico, con la valorizzazione delle regole di comportamento e di rispetto per le opinioni altrui e per le altrui esperienze. Vi è da fare un lungo lavoro, dopo un periodo oscuro, per recuperare quanto di buono e di solido è stato profuso nella difesa del regime democratico, anche e soprattutto con il confronto con chi per ignoranza fa riferimento a periodi che sono stati drammatici e sventurati per il nostro Paese, in maniera acritica e provocatoria.

Avv. Emilio Ricci Comitato Nazionale A.N.P.I.

Responsabile Nazionale Giustizia A.N.P.I.

24/04/2012

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