Tecnologia e processo
Continuando a discutere: i prossimi incontri nazionali telematici
L’emergenza ha imposto la sperimentazione, anche nella giurisdizione, di nuove modalità organizzative del lavoro, grazie agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia. Con l’ausilio di queste innovazioni e con l’impegno comune della magistratura, dell’avvocatura, della magistratura onoraria e del personale amministrativo, siamo riusciti a far fronte all’impatto esiziale sulla giurisdizione e sui diritti, provocato dalla drammatica emergenza sanitaria in corso.
Riteniamo sia possibile incominciare a valorizzare le esperienze “positive” di questa stagione e i risultati di un lavoro collettivo che si è svolto negli uffici e fra gli uffici, per calibrare nuove modalità di organizzazione del lavoro e di offerta del servizio giustizia.
L’obiettivo è quello di dare alla magistratura gli strumenti per governare una “nuova” complessità, fatta di opportunità e di rischi, senza preclusioni e senza semplificazioni, in vista di una prospettiva essenziale per la giurisdizione: un recupero di efficienza e di qualità mai indifferente ai suoi valori, nella consapevolezza che anche le scelte organizzative e di innovazione contribuiscono a plasmarla.
All’esito di un primo dibattito sulle liste, abbiamo pensato di avviare un confronto nazionale, aperto a tutti, per comprendere come le tecnologie (mai come in questo caso il plurale è d’obbligo) possano incidere sulla giurisdizione, sulla cultura del giudice, sul suo modo di approcciare il lavoro e sui paradigmi del processo civile e penale.
Non scioglieremo, probabilmente, tutte le incertezze, ma il confronto ci aiuterà ad affrontare il futuro, con maggiore consapevolezza.
Ne discuteremo, con modalità telematiche, secondo il seguente programma:
Stefano Musolino
L’UDIENZA DA REMOTO
Piergiorgio Morosini
Una preliminare conoscenza: le esperienze straniere in materia di smaterializzazione dell’udienza.
Udienza da remoto: c’è un nucleo irrinunciabile di attività che pretende la fisicità dell’udienza? La sua smaterializzazione potrà essere la regola o l’eccezione? In quali casi l’oralità non è un valore irrinunciabile? In quali casi la fisicità del rapporto e/o dell’attività processuale non è un valore irrinunciabile?
Un tentativo: la casistica delle ipotesi di udienza e dell’attività da remoto, nella prossima transizione e nella futura normalità.
TIAP
e Stefano Pesci
La digitalizzazione del fascicolo: problematiche e prospettive. L’attuale sistema operativo è performante? Ed è implementabile oppure è necessario/conveniente ricominciare daccapo? Esistono sistemi specifici, più funzionali alle esigenze delle parti del processo penale?
Le possibilità di esplorare, selezionare e “lavorare” il materiale digitalizzato.
GLI APPLICATIVI
Applicativi di proprietà o in concessione? Come selezionarli, come implementarli in vista della specificità della loro funzione, come manutenerli, come gestire in maniera più snella ed efficiente l’assistenza? È possibile una domotica dell’udienza che riduca la burocrazia amministrativa ed assottigli il cartaceo?
Il ruolo della magistratura per le progressioni future degli applicativi.
Elena Riva Crugnola
GLI APPLICATIVI
ed Enrico Consolandi
Adeguatezza dell’attuale sistema informatico e assistenza: la complessità dell’udienza da remoto e del processo virtuale in generale necessita di un sistema informatico adeguato e di un’assistenza in tempo reale.
Riteniamo che quelli attuali siano sufficienti?
TRATTAZIONE SCRITTA
E UDIENZA DA REMOTO
La ricerca del difficile equilibrio tra trattazione scritta e orale: snodi processuali in primo grado, secondo grado e Cassazione.
Quali sono le attività che, dopo la fase emergenziale, potranno ancora essere svolte, nei diversi gradi di giudizio, tramite la trattazione scritta e l’udienza da remoto? E quali sono, invece, le attività che – poiché qualificanti per la giurisdizione – non potranno che essere svolte con le modalità tradizionali?
CONCILIAZIONE DA REMOTO
La conciliazione da remoto può essere intesa come conciliazione in sede protetta? Più in generale: è possibile per il giudice accertare l’effettiva volontà delle parti nel corso di un’udienza virtuale? E se sì, in che termini?
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Fu il Tribunale speciale per la difesa dello Stato istituito nel 1926 (e ricostituito nella Repubblica sociale italiana) che inflisse agli antifascisti decine di migliaia di anni di reclusione, confino, sorveglianza speciale di polizia.
Fu il “servile e osannante conformismo” (parole di Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente) condiviso da una parte della magistratura e da buona parte delle “alte magistrature” immortalate nella cronaca dell’apertura dell’anno giudiziario del 1940 mentre acclamano il duce che riceve i capi degli uffici giudiziari a Palazzo Venezia.
La democrazia costituzionale esige che il quadro normativo che regola lo svolgimento della funzione giusrisdizionale non diventi lesione del ruolo costituzionale della giurisdizione; e che, nell’intera loro attività, i magistrati riescano a “essere la Costituzione” rifiutando il conformismo, non nelle sue ultime e drammatiche esternazioni ma sin dalle sue prime manifestazioni.
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