CSM: una legge elettorale in funzione del suo ruolo costituzionale

Riforme e autogoverno

CSM: una legge elettorale in funzione del suo ruolo costituzionale

Garantire rappresentatività alle diverse idee e visioni che si hanno della giurisdizione, abbandonando le logiche personalistiche; restituire il potere di scelta al magistrato elettore; allargare la partecipazione, smarcandola dall’ipoteca delle correnti; dare cittadinanza alle diverse professionalità, introducendo meccanismi di riequilibrio che assicurino una risposta alla questione, non più eludibile, della corretta rappresentanza di genere. Sono queste le proposte di Magistratura democratica per la riforma del sistema elettorale del CSM, elaborate all’esito di un percorso di riflessione collettiva avviato con il seminario del 3 giugno e proseguito nel Consiglio nazionale dell’11 giugno.

La storia di questo Paese e, al suo interno, quella della Magistratura ci consegnano un insegnamento chiaro: non è la modifica di una legge elettorale che può cambiare un sistema. Per ottenere un simile risultato – ne siamo consapevoli – occorre ben altro.

Prima della riforma elettorale, e affianco ad essa, è infatti necessario cambiare prassi e culture, senza cedere all’idea consolatoria che, eliminate alcune mele marce, tutto possa considerarsi definitivamente risolto.

L’attuale legge elettorale, nata nel 2002 con lo scopo di ridurre il peso delle correnti, si è invece rivelata funzionale nel rafforzare il potere di selezione dei candidati da parte degli apparati dei gruppi. Questa legge non troverà magistrati disposti a difenderla, se non coloro che l’hanno sfruttata per creare potentati e ottenere così due effetti: rafforzare le correnti come centri di potere, eliminarle come fucine di idee e di visioni della giustizia.

Tuttavia, per immaginare la legge elettorale del Consiglio, occorre prima di tutto immaginare il Consiglio che vogliamo.

Non pensiamo, da questo punto di vista, che l’autogoverno debba essere ridotto a gestione di nomine. Al contrario, riteniamo che il Consiglio debba tornare ad essere il baluardo dell’indipendenza della magistratura e un luogo di confronto tra le varie idee sulla giurisdizione, a partire dai pareri sull’attività normativa, dalle relazioni sullo stato della giustizia, dalle pratiche a tutela e dal delicatissimo settore dei procedimenti di incompatibilità ambientale.

Coerentemente con questo obiettivo, riteniamo che ogni legge elettorale che si prefigga lo scopo di inoculare nell’autogoverno l’idea della governabilità e del bipolarismo sia pericolosa. L’autogoverno, infatti, non ha bisogno di governabilità, ma del confronto, trasparente e dialettico, tra idee diverse e contrapposte. Né ha bisogno di ripetere le logiche della politica, con bipolarismi fittizi che avrebbero quale unico scopo quello di far leggere in termini di competizione gli esiti di ogni delibera contrastata.

Sappiamo, poi, quali sono gli effetti deleteri dei sistemi maggioritari, binominali o uninominali a doppio turno: favorire gli accordi tra i gruppi, le desistenze e i “mercati” tra un turno e l’altro. Non è un caso, infatti, che la logica maggioritaria, storicamente, si sia dimostrata una logica di gestione del potere e di ricerca del consenso per il consenso. Questo ha determinato il sostanziale oscuramento degli ideali che erano alla base della scelta dei magistrati di riunirsi per idee e progetti sulla giurisdizione.

Abbiamo bisogno dell’esatto contrario, di un sistema elettorale che abbandoni la logica personalistica e che risponda, al massimo grado, a tre diverse esigenze: garantire la rappresentatività delle idee di tutti, dentro e fuori dai gruppi, non mortificando le diversità di visione della giurisdizione; allargare la partecipazione e smarcarla dall’ipoteca delle correnti, restituendo potere di scelta al magistrato elettore; assicurare che sia data finalmente risposta alla questione, non più eludibile, della corretta rappresentanza di genere. A fronte di una presenza di donne superiore al 50% all’interno della magistratura, non è più pensabile, infatti, che il sistema non tenga in considerazione questo dato. Né è possibile parlare di rappresentatività del CSM se permane l’attuale situazione di grave disparità dovuta alla sotto-rappresentanza di genere al suo interno.

Una riforma del sistema elettorale dovrebbe, quindi, rispondere a queste esigenze: disegnare un modello che rimetta al centro la scelta dei magistrati, che dia cittadinanza alla pluralità delle idee e alle diverse professionalità e che introduca meccanismi di riequilibrio, in modo da realizzare, anche nel nostro organo di autogoverno, una “democrazia paritaria”.

Sarà, comunque, una scelta importante, poiché siamo convinti che il sistema elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura concorrerà a disegnare il governo della magistratura che vorremo, così come i suoi comportamenti, la sua cultura e la sua visione della giurisdizione.

24/06/2020

Articoli Correlati

Penale

I crimini internazionali come questione prioritaria e qualificante


Il 16 marzo 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per l’introduzione di un codice dei crimini internazionali, teso a dare attuazione agli obblighi assunti con lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale. 

Resoconto dal Cdc

Report dal Cdc Anm del 04/03/2023


Care e cari, 
provo a darvi qualche notizia in più sui lavori del CDC.

Immigrazione

La risposta paradossale: contro i diritti, contro la razionalità


Il decreto-legge n. 20 del 2023, all’articolo 7, abroga il terzo e quarto periodo dell’articolo 19 comma 1.1. del decreto legislativo n. 286 del 1998 (Testo unico sull’immigrazione), che consentivano il riconoscimento della protezione speciale alle persone che in Italia avevano costruito una vita privata e familiare. Norma per la quale, è di tutta evidenza, non sussistono i requisiti della necessità e dell’urgenza previsti dall’articolo 77 della Costituzione.

Comunicati

Che cosa è più importante per i magistrati e per l’Anm?


Oggi il Cdc dell’Anm avrebbe dovuto affrontare alcuni temi di stretta attualità e particolarmente delicati. 

Immigrazione

Un’occasione per riflettere sull’uso delle parole


L'esecutivo di Magistratura democratica ritiene necessario interrogarsi sulla tragedia delle morti in mare dei migranti, ma anche sul linguaggio, incluso quello dei provvedimenti giudiziari, con cui questi tragici avvenimenti vengono affrontati.