
Per Pasquale Sibilia
Formidabili quegli anni
Pasquale (Lino) Sibilia rappresenta per me un ricordo struggente del mio periodo di formazione professionale ed umana. Nel 1983 insieme ad altri otto amici-compagni entravo in magistratura come uditore a Bologna e, come per un destino, tutti avevamo un comune sentire e quindi i nostri riferimenti non potevano che essere i magistrati “storici” di Md: il mitico Federico Governatori, che ci portò tutti insieme, quasi una chioccia con i suoi pulcini, a votare alle nostre prime elezioni per l’Anm (gli altri delle altre correnti saranno schiattati di invidia: altri tempi) il profondo Giancarlo Scarpari, a cui rivolgersi sempre in caso di questioni difficili sia di lavoro che politiche (anche Palombarini lo stava a sentire!) il tenebroso Vito Zincani, per me un fratello maggiore perché abruzzese come me e mio formatore, il Tribunale con Nunzia D’Elia, Adriana Scaramuzzino e Daniela Magagnoli, di pochissimo più grandi di noi eppure già così sicure come riferimento, e la Procura con Libero Mancuso, Claudio Nunziata e Lino. Ricorderò sempre la gioia della scelta, assolutamente reciproca, dell’uditorato mirato con lui, che già frequentavo a casa sua, con la bella e gioiosa Grazia Ruggiano, che troppo presto ci ha lasciato, e la serenità che mi dava sapere che per il mio futuro il suo riferimento, professionale ed umano, ci sarebbe sempre stato.
Mi disse: «l’unica dote che a un magistrato non può mancare è il buon senso, a tutto il resto si può rimediare», sorridendo con quella luce negli occhi e quella concretezza partenopea che me lo facevano ammirare quale figura paterna di riferimento, anche per la cura e l’attenzione che dedicava a me e agli altri giovani (nel concorso successivo sarebbero entrati Carlo Maria Verardi e tanti altri meravigliosi compagni di viaggio). In seguito per i primi anni di lavoro lo sentivo, cambiando funzione sempre meno.
L’avevo poi perso di vista e quando chiedevo agli amici comuni notizie erano vaghe, tristi, io non l’ho più cercato veramente e sono triste per questo.
Lino era l’esempio del magistrato di Md che unisce impegno, intelligenza e una grande umanità per affrontare la vita e la professione.
Forse non l’ho mai ringraziato veramente per quello che mi ha dato e lo faccio ora con un grande senso di rammarico e tristezza.
Bologna, 4 settembre 2018
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