Ordinamento
Il 2023: un anno senza nuovi magistrati negli uffici giudiziari
Il 2023 non vedrà l'immissione in possesso di nuovi magistrati nelle funzioni giurisdizionali. In una situazione di scopertura dell'organico magistratuale negli uffici giudiziari di circa 1.500 unità su 10.900 e pur nell'immissione in ruolo dei magistrati ordinari in tirocinio di cui al D.M. 23.11.2022, questi ultimi - gli unici attualmente in tirocinio - immessi nello scorso mese di dicembre, termineranno il tirocinio generico nel novembre di quest’anno e quello mirato nel luglio del 2024 per poi prendere possesso nei vari uffici giudiziari.
La ragione di questa specifica situazione sta nel fatto che nel 2020, a causa della pandemia, non è stato esperito alcun concorso (anche se le origini delle scoperture di organico della magistratura sono meno contingenti, ma è un discorso che non è possibile fare in questa sede).
Il CSM ha adottato una risoluzione il 20.10.2022, invitando il Ministro della Giustizia a far fronte a questa situazione, proponendo la riduzione della durata del tirocinio da un anno e mezzo ad un anno, cosa che già il governo Renzi aveva fatto per un paio di tornate di concorsi, per porre rimedio alla scopertura degli organici determinata dall'aver riportato l'età pensionabile dei magistrati da 75 a 70 anni senza alcuna reale disciplina che ammortizzasse l'effetto immediato di questo provvedimento. L'emanazione di una legge in tal senso consentirebbe l'immissione in possesso dei magistrati attualmente in tirocinio nel novembre di quest’anno, esattamente ad un anno di distanza dalla presa di possesso negli uffici di un’altra tornata di magistrati per un numero di oltre 300.
L'effetto più evidente di tutto questo è innanzitutto il dato relativo ai magistrati con le funzioni che nel corso di un anno vanno in pensione, non meno di 200/250, senza essere rimpiazzati, con una diminuzione di magistrati con le funzioni.
Ma vi è un altro aspetto che non va sottovalutato: quello della mobilità interna dei magistrati, con riferimento innanzitutto ai trasferimenti orizzontali, ma non secondario anche per quelli verticali, perchè proprio gli uffici dei gradi superiori devono assicurare la loro funzionalità, pur essendo quelli ove maggiormente la scopertura si determina nell'immediato, in ragione dei pensionamenti anche anticipati. E però per questi ultimi uffici vi è molto meno il problema delle scoperture dei posti all'esito dei bandi emanati, perchè ciò è quello che si determina invece in modo consistente negli uffici di primo grado e soprattutto in alcune zone geografiche.
Si tratta di un tema antico che ha da sempre trovato nell'immissione dei magistrati con le prime funzioni la sua soluzione di rilievo, ma è vero anche che questa stessa soluzione determina un inevitabile forte avvicendamento di magistrati in quegli uffici non richiesti nella mobilità ordinaria. Per far fronte a ciò sono stati adottati meccanismi volti o a favorire la permanenza per un maggior numero di anni presso quelle sedi, attribuendo benefici per il successivo trasferimento in cambio di un maggior tempo di permanenza presso di essi, o a determinare un tramutamento presso quegli uffici di magistrati provenienti da altre sedi, assegnando loro anche benefici economici di indubbia consistenza; con il primo tipo di interventi vi è l'individuazione da parte del CSM di sedi c.d. a copertura necessaria, con attribuzione di benefici solo in termini di punteggi per i successivi trasferimenti, mentre per il secondo tipo di interventi vi sono le c.d. sedi disagiate, individuate dal Ministero della Giustizia in ragione del fatto che esse determinano anche benefici economici, la cui capacità è solo dell'organo con competenza di spesa.
Il primo tipo di benefici (non economici) ha avuto sempre un successo molto limitato, tanto che quegli uffici per cui sono previsti sono ad alto avvicendamento; le ragioni sono tante, ma non è da sottovalutare che anche l'aumento dell'età d'ingresso in magistratura, oggi attestato intorno ai 33 anni, rende poco appetibile questo genere di benefici per persone che hanno già assunto impegni familiari a vari livelli (coniuge, figli, genitori in età avanzata, etc.). Tutte situazioni che spesso prevalgono rispetto ai benefici dei punteggi, portando verso trasferimenti anche intermedi rispetto a quello di primario interesse. Va infine considerato che la c.d. Riforma Cartabia ha portato definitivamente a regime a tre anni il termine per poter ottenere il trasferimento dalle sedi di prima assegnazione officiosa con le funzioni rispetto ai quattro anni previsti per tutti gli altri trasferimenti (salvo per le sedi a c.d. copertura urgente).
Il secondo tipo di interventi con benefici anche economici è stato adottato in modo decisamente sporadico (solo negli anni 2010, 2011, 2018 e 2019) e pertanto gli effetti che intendeva produrre sono stati pur essi limitati; l'ultimo bando delle sedi c.d. disagiate vi è stato alla fine del 2019 e di circa 140 posti ne sono stati attribuiti una sessantina, meno della metà; quello recente dello scorso autunno per le funzioni di magistrati della pianta organica flessibile settore giudicanti (gli ex magistrati distrettuali) con benefici economici dimezzati (da potersi definire sedi semidisagiate) è stato assolutamente insoddisfacente, poiché su 32 posti ne sono stati assegnati appena 6.
Quindi, come si vede, è l'assegnazione dei magistrati in tirocinio con funzioni la modalità di riempimento degli organici scoperti in sedi non richieste con la mobilità ordinaria, uffici che non corrispondono ormai più solo alle tipiche zone geografiche del sud, ma investono pure zone dell'Italia centro-settentrionale, impensabili sino ad una decina di anni fa, in ragione anche dell'aumento degli organici.
Come si risolve questo nodo, che appare gordiano per l'anno in corso, dovendosi assicurare comunque una mobilità (caso mai più contenuta?) senza poter contare su nuovi magistrati negli uffici?
Sicuramente occorrerebbe dare di nuovo corso alle c.d. sedi disagiate, ormai assenti da oltre tre anni dal panorama dei bandi di concorso della mobilità ordinaria, e forse bisogna pensare a qualche beneficio in più (anche economico?) per trattenere presso le sedi poco o per nulla appetibili i magistrati verso cui vi sono comunque obblighi, ma per questo occorrerebbe una legge. Non si dimentichi che una parte non indifferente della progettualità richiesta per lo smaltimento dell'arretrato negli uffici ed il contenimento in termini fisiologici della durata media dei procedimenti passa per la disponibilità di adeguate risorse umane; un'affermazione scontata, ma che richiede una costante attenzione all'organico dei magistrati in entrata ed in uscita.
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