
Giornata dell'otto marzo
L’eguaglianza di genere: un test per la democrazia
La giornata dell’otto marzo ci richiama ad una riflessione non formale sui diritti e sulla democrazia.
La parità di genere, come pienezza ed effettività di diritti, di tutele e di opportunità, è un test per la democrazia. Un test che oggi – proprio sulla “pelle” delle donne - registra due fronti di crisi: diseguaglianze e regressione su conquiste fondamentali per la persona. Nello scenario drammatico disegnato nell’ultimo anno dalla pandemia, le donne pagano un prezzo altissimo che si traduce nell’aggravamento delle disuguaglianze già esistenti. Come ci ricorda il Parlamento Europeo nella risoluzione dello scorso febbraio, l'impatto della crisi sanitaria ha “un connotato di genere” e le sue conseguenze hanno “una chiara prospettiva di genere”: dall’allarmante aumento della violenza e delle molestie alle pesanti ricadute in termini di perdita di posti di lavoro (che ha riguardato in prevalenza i settori dove maggiore è l’occupazione femminile), alla maggiore esposizione ai rischi sanitari negli ambiti - come quello dell’assistenza sanitaria - con prevalente presenza di donne lavoratrici.
Il progresso della democrazia e dei diritti non è irreversibile, neppure nei confini europei. Vicende come quelle della Polonia o, prima ancora, dell’Ungheria e della Turchia, ne sono l’attuale e spesso drammatica testimonianza. In scenari come questi, l’attuazione dei progetti di erosione dall’interno della democrazia, di manipolazione delle sue regole e di svuotamento dei suoi contenuti passa attraverso politiche regressive per l’eguaglianza di genere e l’espropriazione dei diritti e delle libertà delle donne.
La sentenza del Tribunale costituzionale polacco del 22 ottobre 2020 ha, di fatto, introdotto un divieto quasi totale di aborto intervenendo sulla legislazione che già lo consentiva in limitatissimi casi. Come ricorda la risoluzione del Parlamento Europeo del 26.11.2020, «costituisce un nuovo attacco allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali nonché un ulteriore tentativo, tra i tanti compiuti negli ultimi anni, di limitare la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti in Polonia». Si tratta di una “evoluzione” che si inserisce in un clima di nuovo oscurantismo: la retorica del nazionalismo e dei valori conservatori della identità culturale prende il sopravvento sulla libertà delle persone, e mette al centro di una battaglia ideologica la diversità, le minoranze, la libertà di autodeterminazione delle donne. Sono battaglie ideologiche che si traducono in pesanti e concretissime ricadute sul diritto alla salute delle donne, costrette a sottoporsi ad aborti clandestini o a recarsi all'estero, se in grado di sostenere i costi di queste trasferte. Dove la repressione si è fatta più feroce, come in Turchia, è stata la volontà di una donna a ricordarci che esiste un limite anche per il potere assoluto e l’arbitrio: Ebru Timtik non intendeva annientare il suo corpo ma restituire a se stessa, con un atto di volontà, quella libertà di cui era stata ingiustamente privata.
L’otto marzo continua ad essere la giornata delle donne che oggi, come in passato, si fanno argine a difesa delle nostre irrinunciabili conquiste di diritti e di libertà.
di Mariarosaria Guglielmi, Segretaria generale di Magistratura democratica
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