Medel continuerà a osservare gli sviluppi in Turchia e i processi presso la Corte EDU a tutela dei magistrati turchi

Noi e Medel

Medel continuerà a osservare gli sviluppi in Turchia e i processi presso la Corte EDU a tutela dei magistrati turchi


La dichiarazione di Medel ( Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertées) sul rigetto da parte della Corte Edu del rinvio alla Grande Camera del caso Turan e altri.


Da molti  anni, giudici e pubblici ministeri in Turchia sono indebitamente detenuti, con l’accusa pretestuosa di essere membri o sostenitori di organizzazioni armate di terroristi. La magistratura  turca ha continuato a veder tradite le proprie speranze di un equo processo, e ciò non sorprende poiché il sistema giudiziario dipende completamente dal Presidente turco. 


Molti dei nostri colleghi turchi da tempo attendo di essere liberati da  atteso da questo incubo, o almeno di ottenere una dichiarazione solenne dal più elevato Custode Europeo dei diritti umani sulla verità di quanto accaduto e su come abbiano avuto luogo le violazioni rappresentate  dalle detenzioni arbitrarie. 


Dopo un lungo periodo, la Corte Edu ha raccolto in molti gruppi i casi che riguardavano le richieste di giudici  e pubblici ministeri turchi. Medel ha chiesto di intervenire come terza parte in svariati gruppi di casi che coinvolgevano giudici e procuratori, con l’obiettivo di fornire alla Corte ulteriori prove della fine dell’indipendenza della magistratura in Turchia, circostanza che Medel ha considerato essenziale per la corretta decisione di casi in questione. La Corte ha rigettato le richieste, non considerandole “nell’interesse della corretta amministrazione della giustizia”, decisione che Medel ha interpretato come un chiaro segnale  che la Corte fosse già sufficientemente informata sulla situazione della magistratura in Turchia. 


Sui casi riuniti Turan e altri c. Turchia (richieste numero 75805/16 e 426 altre) la Corte ha pronunciato la propria sentenza il 23 novembre 2021. 


Questa è stata la prima volta nella storia della Corte in cui una Camera ha esaminato congiuntamente le istanze di 427 giudici e pubblici ministeri – una categoria protetta dalla Convenzione, per il loro particolare ruolo di “garanti della giustizia” nella società- in conseguenza della loro detenzione. 


La Corte giustamente- e in conformità con i tre precedenti giudizi-  ha sostenuto che l’interpretazione della magistratura turca della nozione di in flagrante delicto fosse contraria alla legge e irragionevole, e  di conseguenza dunque una violazione dei principi di certezza del diritto stabiliti dall’articolo 5§1 della Convenzione Europea. La Camera, perciò, ha ribadito la propria posizione nei confronti del persistente atteggiamento irragionevole tenuto dalla  Corte Costituzionale turca e dalla Corte di Cassazione, contestando e ignorando i precedenti giurisprudenziali della Corte Edu su questo tema. 


Tuttavia, nonostante l’accertamento che le garanzie procedurali dei nostri colleghi non sono state rispettate, la Camera ha negato l’esame di tutte le rimanenti essenziali doglianze dei ricorrenti – con riferimento a quasi tutti i sotto-paragrafi dell’articolo 5 della Convenzione. 


Medel ha ripetutamente affermato che gli arresti di massa di giudici e pubblici ministeri in Turchia con false accuse di terrorismo, in palese violazione delle loro garanzie processuali e in assenza di qualsivoglia ragionevole dubbio che essi avessero effettivamente commesso i reati a loro carico, hanno annientato l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura. Il caso in esame era, dunque, particolarmente rilevante dal punto di vista sociale e politico, e richiedeva massima attenzione nell’esame e una gestione e riflessione più mirate da parte della Corte. 


Tuttavia, la Camera si è considerevolmente distanziata dalla giurisprudenza ben consolidata della Corte pur senza motivazioni convincenti. Ha abdicato all’esame dei gravi profili di violazione proposti dai ricorrenti, principalmente con la motivazione che le violazioni di diritti umani attuate dal governo turco erano talmente sistematiche che la Corte non avrebbe potuto gestire efficacemente tutte le istanze. 


Negando l’esame della totalità delle istanze dei ricorrenti, la Camera ha perso l’opportunità di accertare le azioni organizzate e illegittime perpetrate dalle autorità, con l’arresto e la detenzione di giudici e pubblici ministeri, come  parte di una strategia politica dell’esecutivo di assunzione del controllo della magistratura tramite l’abuso delle leggi penali e antiterroristiche. 


Medel non ha dubbi che il caso Turan soddisfacesse i criteri delineati dall’articolo 43§2 della Convenzione, e che, per sua natura e per la natura delle sue implicazioni legali, sociali e politiche, potesse avere un impatto importante sull’ampiezza ed entità della protezione fornita dalla Convenzione a livello europeo. Perciò Medel crede che la Corte – nella  formazione riunita della Grande Camera - avrebbe dovuto avere un’altra possibilità di fornire un ulteriore orientamento o principi più chiari da essere seguiti per gestire ricorsi su tale larga scala in futuro. 


Tuttavia, questa non è stata la decisione della Corte Edu, e il referral alla Grande Camera è stato rigettato il 4 aprile 2022. 


Il mondo oggi è testimone delle amare conseguenze dell’arrendevolezza davanti a comportamenti autocratici in Europa. L’espulsione della Federazione russa dal Consiglio d’Europa e dalla Corte Edu ci ricorda ancora una volta che le corti e le organizzazioni internazionali dovrebbero farsi carico  tempestivamente e senza alcun ritardo delle questioni che ricadono sotto la loro competenza, senza fare ulteriori considerazioni. 


I ricorrenti erano arrivati a Strasburgo dopo aver esaurito tutti gli altri strumenti giuridici per vedersi riconosciuti i loro diritti secondo l’articolo 5, per ottenere una soluzione al proprio caso e per avere una decisione giudiziale sulla proprie istanze. La Corte non avrebbe dovuto fallire nel fornire tale risposta ai ricorrenti – che è, dopo tutto, la raison d’être della Corte Edu. 


Invece di escludere dall’esame i diritti e le garanzie protetti dalla Convenzione senza motivazioni solide, la Corte avrebbe dovuto trovare modi efficaci per non indebolire il proprio ruolo di garante dei diritti, specialmente in situazioni complesse con questo caso. 


In questo contesto, Medel condivide l’opinione del voto contrario del giudice Kuris, secondo cui “esiste un rischio che alcuni possano leggere questa decisione, con cui è stato negato l’esame  di tante istanze di così tanti ricorrenti, come un segnale che uno Stato membro possa sottrarsi alla responsabilità per aver violato la Convenzione en masse, giacché la Corte potrebbe essere talmente sovrastata da istanze contro quello Stato da essere incapace di farvi fronte e decidere di non esaminarle. Per essere schietti: se un regime decidesse di fare di testa propria, gli converrebbe quindi farlo in grande. E se ci si può sottrarre alle responsabilità ‘esagerando’, perché non provarci?”.


Medel si rammarica per la decisione presa dalla Corte Edu e guarda  con grande preoccupazione alle conseguenze che potrebbe avere sull’autorevolezza della Corte. 


Medel continuerà ad osservare gli sviluppi in Turchia e i processi presso la Corte EDU, e non smetterà di sostenere i giudici e pubblici ministeri turchi ingiustamente perseguitati, fino a quando sarà  necessario. 

15/04/2022

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