Dichiarazione di Medel sui migranti

Noi e Medel

Dichiarazione di Medel sui migranti


La ricerca e il salvataggio dei migranti in mare, e la necessaria attività di assistenza, rappresentano un obbligo legale e un imperativo umanitario. Il dovere di cooperare alle attività di salvataggio riguarda tutti gli Stati interessati.


L'Unione Europea e tutti gli Stati membri devono garantire un sistema di accoglienza dei migranti in linea con gli standard di protezione dei diritti umani e con il fermo impegno a proteggere i valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà, solennemente dichiarati nei confronti della comunità umana e delle generazioni future nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.


Questo impegno non può rimanere una vuota declamazione.


La politica di esternalizzazione delle frontiere europee, insieme al ristabilimento dei confini interni, espone i migranti al rischio di trattamenti inumani e degradanti, vietati dall'art. 3 della CEDU e dall'art. 4 della Carta dei diritti fondamentali. Di recente l'UNHCR ha nuovamente messo in guardia contro la crescente violenza e la grave violazione dei diritti umani con maltrattamenti e respingimenti, regolarmente segnalati in diversi punti di accesso alle frontiere terrestri e marittime, interne ed esterne all’Europa. 


Il Missing Migrants Project (MMP) dell'OIM ha documentato almeno 2.836 fra migranti morti e scomparsi sulla rotta del Mediterraneo centrale dal 2021 (al 24 ottobre 2022), in aumento rispetto ai 2.262 morti registrati tra il 2019 e il 2020. L'aumento del numero di morti dal 2021 è stato documentato anche su molte altre rotte europee. 


Si tratta di situazioni che si verificano drammaticamente ogni giorno sotto i nostri occhi, lungo i confini tra Polonia e Bielorussia, Turchia e Grecia, Francia e Italia, Spagna e Marocco, sulla rotta balcanica e sulla traversata della Manica.


Altrettanto noto è il destino dei migranti detenuti in Libia o rapiti dalla guardia costiera locale, i cui agenti sono indagati dalla Corte penale internazionale: imprigionati e torturati, ridotti in schiavitù, venduti ad altri trafficanti di esseri umani.


L'Unione Europea ha deciso da tempo di porre fine all'operazione italiana di salvataggio Mare Nostrum e alle azioni di pattugliamento, senza sostituirle con un piano di ricerca e salvataggio ben finanziato.


Il ruolo vicario assunto dalle ONG non può evitare la continua perdita di migliaia di vite umane. Inoltre, come ha recentemente sottolineato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa[1], anziché riconoscere le ONG come partner chiave, gli Stati membri hanno persistito in un approccio ostile e nella preoccupante tendenza a criminalizzare coloro che salvano vite in mare. 


Di fronte ai recenti ostacoli - posti in nome della sicurezza nazionale - allo sbarco nel porto di Catania dei migranti salvati nel Mediterraneo dalle navi delle ONG, MEDEL ricorda ancora una volta gli obblighi internazionali che impongono non solo di salvare vite in mare, ma anche di sbarcare le persone salvate in un luogo sicuro: tutte le persone salvate sono vulnerabili, e per il diritto marittimo il loro status giuridico è irrilevante.


Questi eventi devono spingere l'Unione Europea a prendere decisioni chiare, attenendosi ai principi e ai valori che fanno parte del suo patrimonio spirituale e morale.


Alla luce di tutto ciò, MEDEL ribadisce che:


- una chiara priorità deve essere data al salvataggio di vite umane, avviando nuovamente una missione pubblica europea di ricerca e salvataggio nel Mar Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più pericolosa al mondo;


- il principio di solidarietà tra gli Stati nella gestione dei flussi di migranti e richiedenti asilo deve essere garantito, anche attraverso le necessarie modifiche al regolamento di Dublino e ai criteri che definiscono la competenza a decidere sulle richieste di protezione internazionale;


- deve essere avviata un'adeguata politica di cooperazione allo sviluppo basata sui diritti umani, in cui gli standard dei diritti umani guidino l'assistenza in tutti i settori e in tutte le fasi;


- le politiche migratorie devono attenersi a una lettura sostanziale dei principi dello Stato di diritto, che include la protezione dei diritti umani; qualsiasi violazione dei diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati deve essere trattata come una grave violazione dei valori fondanti dell'Unione europea, sanciti dall'articolo 2 del TUE. Pertanto, la politica migratoria dovrebbe essere inclusa nei rapporti sullo Stato di diritto pubblicati annualmente dalla Commissione europea.  

 

Barcellona, 03 dicembre 2022


 
[1] Follow-up report to the 2019 Recommendation by the Council of Europe Commissioner for Human Rights, ‘A distress call for human rights - The widening gap in migrant protection in the Mediterranean’, March 2021.


Foto scattata da Massimo Sestini

 

10/12/2022

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