
Immigrazione
Un’occasione per riflettere sull’uso delle parole
L'esecutivo di Magistratura democratica ritiene necessario interrogarsi sulla tragedia delle morti in mare dei migranti, ma anche sul linguaggio, incluso quello dei provvedimenti giudiziari, con cui questi tragici avvenimenti vengono affrontati.
Questa è dunque, anche per noi, un’occasione per riflettere sull’uso delle parole e sul loro potere.
Per tornare a ragionarne insieme, vogliamo partire dal bell’articolo di Luciana Breggia, pubblicato su Questione Giustizia nel novembre 2022, dal titolo: “Per un linguaggio non ostile dentro e fuori il processo. Il potere delle parole. Avere cura delle parole”.
Luciana, riprendendo l'esperienza degli Osservatori della giustizia civile, ci ricorda che il giurista ha il potere di «fare cose con le parole», perché è con i nostri provvedimenti che il mondo della giustizia viene comunicato all’esterno.
Occorre, quindi, avere grande cura delle parole.
In primo luogo perché siano chiare, posto che la comprensione dei provvedimenti giudiziari da parte del cittadino rende possibile il controllo dell’opinione pubblica sulla decisione.
Poi, al fine di essere consapevoli che il ragionamento è al servizio dell'analisi dei fatti umani, che sono governati dalle emozioni; comprenderlo, senza sfoggio di peculiare acume o capacità esegetiche, è esattamente la via più piana per evitare di restare intrappolati in stereotipi e mostrare il dovuto rispetto per le drammatiche vicende sulle quali siamo chiamati a pronunciarci.
Il rispetto per le persone - e per la funzione stessa del magistrato - si esprime anche attraverso l’uso misurato e pertinente delle parole.
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