Mancate disponibilità e malfunzionamenti del braccialetto elettronico

Il femminicidio di Tiziana Vinci che, stando alle notizie di stampa, sarebbe stato commesso da un indagato sottoposto a una misura coercitiva “controllata” con applicazione del braccialetto elettronico, che però non avrebbe funzionato, rende ineludibile e non più dilazionabile un’espressa assunzione di responsabilità del Ministero della giustizia.

I casi di assenza di disponibilità e di malfunzionamento del braccialetto elettronico – che le Legge 168 del 2023 ha reso obbligatorio per le misure di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento alla persona offesa, e che è sempre applicabile agli arresti domiciliari –  sono talmente diffusi che la Direzione generale degli affari interni del  Ministero della Giustizia ha già emanato, a fronte delle moltissime segnalazioni, la Circolare del 13 maggio 2025, con la quale si limita a ribadire l’ovvio, e cioè che “eventuali profili organizzativi o economici non possono precludere, in presenza dei requisiti fissati dal legislatore e ferme le prerogative insindacabili dell’Autorità giudiziaria, l’attivazione del controllo a distanza del soggetto sottoposto al controllo”. Ciò nonostante, continua a registrarsi la disponibilità mensile di un numero di braccialetti elettronici che si esaurisce rapidamente, con la conseguenza di differirne l’applicazione ben oltre i 4 giorni massimi previsti dal contratto tra Ministero dell’Interno e società incaricata, incrementando il rischio per la vittima. Inoltre, non sempre la società provvede all’eliminazione delle cause del malfunzionamento degli apparati negli stringenti termini previsti dal contratto, anche in questo caso sanza che sia assicurata la doverosa tutela della vittima.  

Riteniamo che la previsione di norme per incrementare la tutela delle vittime della violenza di genere, domestica e contro le donne sempre a costo zero, sia del tutto insufficiente.
Quando sono in gioco la sicurezza e la vita delle persone occorrono provvedimenti incisivi e chiari, anche di carattere attuativo,  da parte dell’autorità politica che ne ha la responsabilità e che deve intervenire rapidamente, cosa che non è accaduta, ad esempio, per la cronica insufficienza dei braccialetti elettronici antistalking segnalata da molti mesi alle Autorità competenti senza che sia stato adottato alcun concreto intervento.

Come magistrati, dobbiamo essere messi nella condizione di conoscere esattamente le prestazioni garantite, in termini di qualità dei prodotti e di tempistiche di applicazione, i concreti rischi di malfunzionamento e la loro incidenza statistica, perché queste informazioni possono essere determinanti nel propendere per l’applicazione della custodia cautelare in carcere in luogo di una misura (arresti domiciliari o divieto di avvicinamento) controllata a distanza, che per essere tale deve essere garantita nel suo funzionamento, anche con riguardo alla immediata sostituzione di apparecchi difettosi
Auspichiamo pertanto che il Ministero della giustizia e il Ministero dell’Interno, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, assunte tutte le necessarie informazioni anche dalla società appaltatrice del servizio, vogliano chiarire con esattezza questi aspetti, al fine di mettere la magistratura nella condizione di optare, caso per caso, per la misura cautelare che assicuri il massimo grado di tutela reale, non “sulla carta”, delle vittime di violenza domestica, di genere e contro le donne.
Chiediamo che, nel caso riscontrino un servizio carente e non all’altezza dell’importantissimo compito. istituzionale cui è sono deputati – la protezione delle vittime –  si assumano  la responsabilità di avviare le necessarie iniziative attuative e operative, anche con la revisione del contratto in essere al fine di assicurare l’effettiva disponibilità dei braccialetti elettronici e l’eliminazione dei malfunzionamenti in tempi stringenti, ovvero individuino le eventuali responsabilità contrattuali, per non far ricadere i rischi di un servizio inadeguato sulla sicurezza e sulla vita delle persone che devono essere protette.

Rileviamo, infine, che il perdurare delle denunciate inadempienze potrebbe porre la magistratura procedente di fronte al concreto venire meno di alternative alla custodia cautelare in carcere in presenza di pericoli di reiterazione del reato, con quel che ne conseguirebbe in termini di peggioramento delle condizioni delle carceri al cui drammatico sovraffollamento si continua a dire di voler porre argine.

L’Esecutivo di Magistratura democratica

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