
Ordinamento
Gli interrogativi sul caso Fiorillo
ROMA - La sanzione disciplinare mossa alla collega Fiorillo ha sollevato molti interrogativi. Le ragioni della Procura Generale e quelle della difesa, svolta da Nello Rossi, sono ascoltabili sul sito di Radio Radicale e ci auguriamo che le motivazioni della sentenza fughino i tanti dubbi che sono stati posti in queste ore. Tuttavia, rileviamo come l’episodio si presti a valutazioni generali che vanno ben oltre la singola vicenda.
La collega è intervenuta per raccontare quale era stato il suo contegno quando era stata interpellata dal personale della Questura di Milano, che aveva fermato la minorenne Ruby. Tanto per smentire la tesi diffusa dall’allora Ministero degli Interni. Ha ritenuto di farlo dopo che giorni di polemiche avevano anche messo in dubbio la sua professionalità ed onorabilità.
Ci chiediamo, anche alla luce dell’odierno assetto delle Procure, perché tale onere non sia stato adempiuto dal Capo del suo Ufficio, che aveva titolo e legittimazione a farlo. Se ciò fosse avvenuto, con un’informazione chiara e tempestiva, forse la collega non si sarebbe trovata nelle condizioni che hanno portato oggi alla condanna disciplinare.
Il modello di Procuratore disegnato dalla riforma impone anche questo genere di interventi , diretti sia a soddisfare le esigenze dell’opinione pubblica, sia a dare serenità ai singoli sostituti, tenendoli lontani dalla ribalta mediatica. Sarebbe giusto che gli organi di autogoverno valutino i Capi degli Uffici anche da come gestiscono tali situazioni.
La giurisprudenza disciplinare pare assumere sempre più una connotazione formalistica, tutta concentrata sulla verifica della sussistenza degli estremi astratti dell’illecito. Sarebbe auspicabile un’impostazione, invece, più vicina al caso concreto che tenga conto delle condizioni storiche ed ambientali in cui si è verificato l’illecito e che sappia cogliere l’effettiva offensività del fatto.
Comitato Esecutivo Magistratura Democratica
(14 maggio 2013)
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