
Noi e Medel
La lettera della Platform for an Indipendent Judiciary in Turkey
La lettera della Platform for an Independent Judiciary in Turkey del 15 luglio 2022 indirizzata a
Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen,
Commissario Europeo per il Vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi
Commissario Europeo per la Giustizia, Didier Reynders
Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel
Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola
Segretario Generale del Consiglio d’ Europa, Marija Pejčinović Burić
I membri della Piattaforma per una Giustizia indipendente in Turchia hanno osservato in questi anni gli sviluppi nel paese della situazione del sistema giudiziario, e non soltanto a partire dal 15 luglio 2016, giorno del tentativo di colpo di stato. Dal dicembre del 2013, in Turchia si e’ avuta una allarmante regressione democratica in relazione allo stato di diritto e all’indipendenza della magistratura.
Questa regressione si è aggravata notevolmente a seguito dei due anni di stato di emergenza successivi al tentativo di colpo di stato.
Il lungo periodo di stato di emergenza ha avuto effetti devastanti per i diritti umani e lo stato di diritto e ha portato all’adozione di varie misure repressive in nome della lotta al terrorismo e alla protezione della democrazia.
Dopo il 15 luglio 2016, più di 4500 giudici e pubblici ministeri sono stati licenziati, circa 2450 fra questi sono stati arrestati, e molti sottoposti a un trattamento disumano durante la detenzione[1].Sono passati sei anni e ancora nessun passo significativo è stato fatto per ricostituire le condizioni dello stato di diritto in Turchia ne’ si sono avuti miglioramenti rispetto alle condizioni dei magistrati colpiti dalle destituzioni e dagli arresti di massa.
L’azione repressiva attuata sul sistema giudiziario, che include gli arresti di massa di giudici e pubblici ministeri, e le modifiche alla struttura del suo autogoverno attraverso riforme costituzionali, ha compromesso gravemente la capacità della magistratura in Turchia di amministrare la giustizia e di assicurare una protezione effettiva a fronte della violazione dei diritti umani, durante e successivamente alla permanenza dello stato di emergenza[2].
Al fatto che i Tribunali nazionali hanno dimostrato chiaramente la mancanza di indipendenza nell’esercizio delle loro funzioni si e’ nel frattempo aggiunta la mancanza di volontà di dare seguito alle decisioni della Corte Europea dei diritti umani (ECtHR), evidenziata da ultimo all’inizio di questa settimana nella decisione della Grande camera dell’11 luglio 2022 nel caso Kavala ( ricorso n.28749/18). E piùspecificamente con riferimento ai giudici turchi, dalla decisione presa dalla Corte Costituzionale turca ( il 4 giugno 2020) secondo la quale l’interpretazione della legge nazionale sulla detenzione dei magistrati compete ai Tribunali nazionali e non alla Corte Europea dei diritti umani, decisione che esplicita il rifiuto di uniformarsi alle pronunce della ECtHR, Bas v. Turchia n.66448/17(3 Marzo 2020) e Alparsan Altan v. Turchia n. 12778/17 ( 16 Aprile 2019).
Questi fatti sono evidente dimostrazione della violazione dei principi dello stato di diritto. La Platform ha ripetutamente e apertamente lanciato l’allarme per l’attacco brutale al sistema giudiziario, i trattamenti disumani legati alla detenzione di giudici e pubblici ministeri e la gravi violazioni dei diritti fondamentali di cui ogni cittadino europeo dovrebbe godere senza discriminazione.
È evidente che i Tribunali nazionali non assicurano il rispetto dei principi minimi del giusto processo nei procedimenti che riguardano giudici e procuratori detenuti.
L’intollerabile violazione dei principi dello stato di diritto non può essere cancellata e non dovrebbe mai essere usata come moneta di scambio per ragioni di realpolitik nelle negoziazioni con il governo turco. Il rispetto solo a parole lo stato di diritto non basta.
Tenendo in mente il triste ed incerto destino di migliaia di magistrati e delle loro famiglie dopo le destituzioni e gli arresti di massa nel 2016, che sono solo la punta di un iceberg nel più complesso scenario della regressione dello stato di diritto in Turchia e della sistematica violazione dei diritti umani, chiediamo di adottare tutte le necessarie misure e fare tutti i passi indispensabili perché questo paese si uniformi ai principi dello stato di diritto, rispetti l’indipendenza del sistema giudiziario e il principio fondamentale al giusto processo.
Edith Zeller, Presidente dell’ AEAJ (Associazione dei Giudici Europei Amministrativi)
Duro Sessa, Presidente dell’EAJ (Associazione Europea dei Giudici)
Tamara Trotman Presidente di Judges for Judges
Filipe César Marques Presidente di MEDEL (Magistrats Européens pour la Democratie et les Libertés)
[1] Cfr. il report Torture Report On Judges And Prosecutors In Turkey (Maggio 2022) https://www.crossborderjurists.org/torture-report-on-judges-and-prosecutors-in-turkey/
[2] Cfr. La recente comunicazione dalla Commissione Internazionale dei Giuristi (23/05/2022) (meeting 1436, giugno 2022) (DH) nei casi Bilgen e Eminagaoglu v. Türkiye ( No. 1571/07, 76521/12) https://hudoc.exec.coe.int/eng?i=DH-DD(2022)600revE
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