Votare serve. Perché è un diritto e dei diritti bisogna avere cura, perché è anche un dovere e una responsabilità. E anche perché a volte cambia le cose.
Andare a votare il prossimo 8 e 9 giugno serve a rendere il lavoro più sicuro e meno inutilmente accidentate le vite di tante e tanti. Serve anche a respingere un modello regolativo che ha ridotto le tutele delle persone che lavorano a vantaggio di una crescita dell’occupazione solo apparente, fatta di lavoro povero e precario e al prezzo della frantumazione di qualsiasi identità collettiva dei lavoratori.
Votare serve ad aumentare i casi in cui chi è licenziato ingiustamente può tornare al lavoro e a eliminare quello che resta, dopo i tanti interventi della Corte Costituzionale, di una legge che intendeva il lavoro come una merce, che può essere sempre usata quando serve e sempre dismessa quando non serve più, al massimo con un costo fisso e pure conveniente.
Votare serve a rendere la sanzione economica di un licenziamento illegittimo un po’ più adeguata alle reali dimensioni economiche del datore di lavoro che quel licenziamento ha intimato, perché oggi avere pochi dipendenti non significa sempre essere piccole imprese.
Votare serve a rendere più difficile assumere qualcuno a termine quando del suo lavoro c’è bisogno a tempo indeterminato e quindi a dare effettività al comando, che è anche del diritto dell’Unione Europea secondo cui per giustificare un’assunzione temporanea ci vogliono esigenze temporanee.
Votare serve a rendere meno convenienti gli appalti parassitari, fatti solo per ridurre i costi o rischi della titolarità dei rapporti di lavoro, ampliando l’area della responsabilità del committente per gli infortuni occorsi al dipendente dell’appaltatore. Serve a far sì che chi ha delegato ad altri i propri obblighi in materia – introducendo questi terzi nei luoghi dell’impresa – non possa disinteressarsi della sicurezza del lavoro.
Serve infine a rendere più semplice (o meno difficile) a tante persone, le persone straniere con cui viviamo, esercitare i propri diritti e decidere di sé all’interno di comunità che sono anche le loro.
Andare a votare serve a tutte queste cose, ma prima ancora a segnare un punto, a prendere parola, a dire come cittadini e cittadine che il lavoro, il decent work che libera dal bisogno, e i diritti fondamentali di tutte le persone ci stanno a cuore